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Siamo partner del discorso – siate responsabili!

Per la morte di Karl-Otto Apel

di Dietrich Böhler

(Centro Hans Jonas  / Libera Università di Berlino)

 

Prof. Dr. Dietrich Böhler

(Hans Jonas-Zentrum Freie Universität Berlin)

 

Nella sua casa a monte di Francoforte, il 15 maggio 2017, all’età di 95 anni si è spento il pragmatista della lingua e dell’etica del discorso Karl-Otto Apel, dopo che era appena uscito, edito da Suhrkamp, il suo ultimo libro Transzendentale Reflexion and Geschichte.

Il  critico compagno di cammino di Jürgen Habermas ha insegnato a Kiel, Saarbrücken e dal 1973 all’Università Goethe di Francoforte sul Meno e come professore ospite nell’America del Nord e del Sud, nell’Europa settentrionale, orientale e meridionale. Spesso in ombra in Germania rispetto ad Habermas, incredibilmente produttivo ed energico, ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale. E in Calabria, il pedagogista e filosofo Michele Borrelli ha fondato un Centro Filosofico Internazionale Karl-Otto Apel molto attivo, che conferisce  annualmente anche un Premio Apel e che, tra l’altro, ha curato l’opulenta pubblicazione commemorativa in occasione del suo 85esimo compleanno: Filosofia trascendentalpragmatica – Transzendentalpragmatische Philosophie, Cosenza 2007.

Il Centro Hans Jonas di Berlino, di cui il professor Karl-Otto Apel è stato membro di lunga data, gli deve lezioni e discussioni indimenticabili. Nel febbraio 1999 - cfr. l’articolo in “Berliner Zeitung” del 9 febbraio 1999 - tenne la prima relazione su Hans Jonas nella Magnus-Haus  (Kupfergraben); condusse un acceso seminario con Dietrich Böhler nell’Istituto Filosofico della Libera Università di Berlino e nel 2001 curò  assieme a Holger Burckhart il libro Prinzip Mitverantwortung. Grundlage für Ethik und Pädagogik (Würzburg, Königshausen & Neumann). In questo libro si trova il suo saggio “Diskursethik als Ethik der Mitverantwortung vor den Sachzwängen der Politik, des Rechts und der Marktwirtschaft” e la conversazione “Primordiale Mitverantwortung. Zur transzendentalpragmatischen Begründung der Diskursethik als Verantwortungsethik” con Horst Gronke, Jens Peter Brune e Micha H. Werner, del 5 febbraio 1999, nel settimo anniversario della morte di Hans Jonas.

Dopo l’avvenuto conferimento del dottorato honoris causa in filosofia, sette anni dopo la laurea ad honorem conferita ad Hans Jonas a Berlino, Apel, che condivideva il suo pensiero, ha tenuto la relazione molto apprezzata dal titolo “Das Spannungsverhältnis zwischen Ethik, Völkerrecht und politisch-militärischer Strategie in unserer Zeit. Philosophische Retrospektive auf den Kosovo-Konflikt”. Parti di questa relazione e una  sintesi di Eva-Maria Schwickert si trovano in Das Prinzip Mitverantwortung. Ethik im Dialog, REPORT 2000, Hans Jonas-Zentrum Berlin (casa editrice Oberhofer), p. 49 e 54 segg.

Tutti coloro che hanno potuto ascoltarlo e quanti hanno discusso con Karl-Otto Apel non solo sono rimasti profondamente impressionati da questo geniale ingegno altamente riflessivo e politicamente ed eticamente molto presente, ma sono anche tornati al loro lavoro come partner del discorso  arricchiti in senso persistente.

Prof. Dr. Dr. h. c. mult. Karl-Otto Apel

Düsseldorf, 15 marzo 1922 – Niedernhausen, 15 maggio 2017

 

Il punto di base originale di Apel è la dialettica tra una comunità comunicativa ideale e le comunità comunicative reali (dialettica sviluppata per la prima volta nel 1973 in Transformation der Philosophie, volume II): “Nel comprendere qualcosa, che sia questo o quello, nel parlare di qualcosa e nel fare una determinata cosa, non siamo soggetti solitari (come la filosofia moderna da Descartes a Husserl ha supposto), piuttosto, sin dall’inizio, membri di comunità linguistiche reali e liberi soggetti che vogliono affermarsi in società concrete”. In questi contesti di senso e di agire, relativamente permeabili e pur particolari, presupponiamo, però, già sempre una inaggirabile validità, ovverosia presupponiamo: comprensibilità e verità, credibilità e correttezza, cioè la responsabilità. Col che siamo tacitamente risaliti a una istanza di validità di una comunità di comunicazione ideale in cui dovrebbero valere solo argomenti significativi e privi di contraddizione e in cui tutti coloro che argomentano, in modo sensato, avrebbero uguali  diritti, ma anche pari corresponsabilità. Come? Seguendo il discorso e il principio morale “D”, che vorrei formulare  così: Cerca e metti in pratica solo ciò che merita il consenso di tutti i partecipanti al dialogo e all’argomentazione.

Da ciò Apel deduce tre cose: la comunicazione, attraverso la quale diamo validità a qualcosa, richiede corresponsabilità per le condizioni della sua realizzazione come la libertà, l’intesa e un ambiente che serve alla vita. Questo è il (secondo ragione) non dubitabile Principio della Co-Responsabilità (così il titolo del Congresso internazionale sull’etica del 2000, organizzato dal Centro Hans Jonas della Libera Università di Berlino in occasione della laurea ad honorem).

Tuttavia, poiché le comunità di comunicazione reali sono co-determinate dall’autoaffermazione degli esseri umani e dai sistemi di autoaffermazione poco comunicativi ma strategicamente agenti delle società e delle nazioni, dell’economia, della politica e del sistema giuridico, non ci si può (e non  ci si deve) aspettare che le pretese di validità supposte nell’argomentazione siano sufficienti o che vengano, almeno in gran parte, soddisfatte. Da ciò Apel ne deduce che la corresponsabilità può essere realizzata solo se siamo in grado di anteporre alle conseguenze di una autoaffermazione razionalmente e moralmente indignitosa (non legittimabile con argomenti non contraddittori) nostre contro-strategie. Non strategie qualsiasi, ma solo strategie capaci di successo e degne di approvazione. Apel ha definito ciò la “Parte etico-responsabile B dell’etica del discorso”.

Nella disputa con il suo amico di Francoforte Habermas, Apel conviene rispetto a un terzo punto: un’etica fondata sulla riflessione su noi stessi, come partecipanti al discorso virtuale, e sull’istanza del discorso argomentativo, non può essere una filosofia ristretta alla giustizia. Piuttosto, l’etica del discorso include, allo stesso modo, la corresponsabilità come principio. Giustizia e corresponsabilità sarebbero intrecciate sin dall’inizio.

In questo modo, Apel, the ugly rationalist”, fa suo anche il “Principio di responsabilità” di Hans Jonas, suo amico (di pensiero) tedesco-ebraico-americano, sulla sponda del versante metafisico. Nel 1992, la Libera Università di Berlino, alla presenza del Presidente della Repubblica federale di Germania, Dr. Richard von Weizsäcker,  aveva conferito a quest’ultimo la laurea ad honorem. Come documentato nell’ultimo volume (I/2.2) dell’ “Edizione Critica di tutte le Opere di Hans Jonas”, curata dal Centro Hans Jonas, Jonas già nel 1968 aveva preso in considerazione la crisi ecologica e la corresponsabilità globale. Ciò fu esattamente quello che fece Apel nel 1967 nella sua relazione tenuta a Göteborg e a Bergen: “Das Apriori der Kommunikationsgemeinschaft und die Grundlagen der Ethik”. Due pensatori dello spirito del presente che si orientavano alla fondazione di principi in tempi avversi ai principi e “against the stream” rispetto a una filosofia come quella di oggi per lo più incapace di pensare in termini di principi.

Commemorando la scomparsa di Karl-Otto Apel, il Presidente Federale ha concluso con le parole: “L’opera di Karl-Otto Apel è [...] di eccezionale attualità. Le regole e i principi da lui formulati per una comunità dell’argomentazione, della comunicazione e di uguali diritti hanno contribuito a costruire dopo la seconda guerra mondiale una società civile e umana. Ben oltre la Germania, Karl-Otto Apel ha ricevuto alto riconoscimento e meritata fama filosofica”.