Michele Borrelli, Pedagogia come ontologia dialettica della società Il presente
studio non si comprende solo come ricostruzione della dissoluzione del pensiero
storico-filosofico (dalla filosofia dell’essere o Ursprungsphilosophie
alla Subjektphilosophie e Bewußtseinsphilosophie, dalla Reflexionsphilosophie
alla Sprachphilosophie e Postphilosophie) e del pensiero
storico-scientifico (dal Positivismo classico al Neopositivismo della
Scuola di Vienna, dal Razionalismo Critico di Popper alla Teoria
Critica della Scuola di Francoforte e al Postempirismo di Kuhn), ma
anche come lettura critica della stessa dissoluzione. La ricostruzione evidenzia
che il paradigma (antimetafisico) che accompagna ogni nuova dissoluzione
metafisica non annulla mai il metafisico, ma lo ricostituisce solo da posizione
diversa. I passaggi filosofico-scientifici ricostruiti, dalla Ursprungsphilosophie
alla Subjektphilosophie/Reflexionsphilosophie e alla Sprachphilosophie,
confermano che ogni svolta (Wende) filosofica si avvera sempre
all’interno e mai all’esterno del trascendentale. Ogni dissoluzione
(metafisica) non fuoriesce mai totalmente dalla sua genesi, e cioè dalla
possibilità (trascendentale) della sua stessa condizione (trascendentale). Ogni
portarsi oltre il metafisico è sempre anche rientro nel
metafisico come unica possibilità di critica della metafisica. Ogni portarsi
oltre la critica è possibile solo entro i limiti della critica. Ogni fuoriuscire
dalla dialettica è sempre rientro nei limiti segnati dal
dialettico. La riflessione
pedagogica, che segue il processo filosofico-scientifico di dissoluzione
generale di ogni elemento trascendentale, è sviluppata all’interno del
processo stesso di dissoluzione fin nei limiti della dialettica della sua
paradossalità concettuale e della sua autolacerazione. Il risultato è esso
stesso spietato e paradossale: la pedagogia è riflessione filosofica sull’autoparadossalità
del pensiero e, di conseguenza, riflessione sulla propria autoparadossalità: protesta
filosofica contro se stessa ed il pensiero, tentativo di portarsi col
concetto oltre il concetto (Adorno). L’educazione,
analogamente alla teoria pedagogica, condivide col pensiero filosofico la
libertà della paradossalità, ovverosia la paradossalità della libertà: – voler
essere libera (e liberare il soggetto libero), ma il pensiero non-libero
la imprigiona nella libertà dell’illibertà; – voler
esser autonoma (e liberare all’autonomia/all’autodeterminazione del
soggetto), ma il pensiero non-autonomo la costringe all’eteronomia,
all’autoestraneazione; – voler
essere condizione del soggetto libero e di questi realizzazione libera (autorealizzazione);
ma del soggetto non rimangono che il suo oggettivarsi nell’oggettualità
sociale che lo precede già sempre socialmente e la consapevolezza nuda e cruda
della coscienza oggettiva del suo status reale di reificazione. L’autoparadossalità
spinge continuamente il pensiero (pedagogico) all’utopia, sua unica
vera autopoiesis, all’utopia dell’autoparadossalità, alla
paradossalità dell’utopia, ultima àncora di un pensiero che si oppone all’autolacerazione
e al dissolversi in una ragione irriconoscibile, neutrale a se stessa,
postmodernisticamente annullata, di principio, nei suoi fondamenti e, quindi,
nelle sue pretese, nelle sue possibilità e nelle sue speranze. |