Michele Borrelli,
Lettere a Kant. La trasformazione apeliana dell’etica kantiana,
Le riflessioni qui sviluppate
mettono, da un lato, in evidenza alcune aporie da cui Kant non è uscito sia
per quanto concerne l’ambito della fondazione etica (separazione e
inconciliabilità di Io empirico ed Io trascendentale) sia per quanto
concerne l’ambito della conoscenza (separazione rigorosa e inconciliabile di
Verstand e Vernunft); dall’altro dimostrano che se al
soggetto-conoscenza solus ipse e pre-linguistico, teorizzato da Kant,
affianchiamo la suddivisione-distinzione di ragione teoretica e
ragione pratica, notiamo che nonostante il tentativo della Critica
del giudizio intesa come anello di congiunzione tra mondo fenomenico
(Critica della ragion pura) e mondo noumenico (Critica
della ragion pratica), non solo la ragione umana ha difficoltà a trovare
la sua autosintonia (Selbsteinstimmigkeit), a cui Kant tanto
aspirava, ma diventa anche impossibile portare avanti il tentativo kantiano
di voler fondare universalmente l’etica e, in ultima istanza, la filosofia e
la scienza. Per superare le aporie e il conflitto creati da Kant in seno
alla stessa ragione e pensare in termini di fondazione dell’etica o di
filosofia e scienza e/o di scienze sociali, le cinque lettere qui
indirizzate a Kant sono state pensate come riflessioni alternative secondo
la chiave di lettura trascendentalpragmatica, in base al doppio passaggio
elaborato da Karl-Otto Apel: dall’Io conoscente al co-soggetto o
intersoggetto e dalla separazione-distinzione di ragione pratica, ragione
teoretica e ragione estetica all’unitarietà di queste tre accezioni di
ragione nella ragione argomentativa.
In tutta una serie di passaggi,
in cui viene chiamata in causa la fenomenologia quanto l’ermeneutica, la
logica delle scienze sociali quanto la teoria della conoscenza, la “fine
della filosofia” quanto una sua riproposizione in chiave postmetafisica, le
Lettere a Kant mettono a fuoco i molti problemi odierni che
minacciano l’umanità e le possibili soluzioni sul piano teoretico e pratico
che l’etica del discorso di Karl-Otto Apel, diversamente dall’etica
formulata da Kant, ha saputo elaborare in modo chiaro, illuminante e
controcorrente.
Breve profilo dell’Autore:
Michele Borrelli
è
professore ordinario di Pedagogia generale presso l’Università degli Studi
della Calabria, Dipartimento di Filosofia. Ha insegnato Didattica delle
scienze sociali, Pedagogia storico-sistematica e Pedagogia interculturale
presso la Justus-Liebig-Universität Giessen, la Johann Wolfgang
Goethe-Universität Frankfurt am Main, la Bergische Universität
Gesamthochschule Wuppertal e la Friedrich-Alexander-Universität Erlangen/Nürnberg.
Tra le sue pubblicazioni più recenti si segnala lo studio svolto nell’ambito
del progetto di ricerca europeo sul tema “Pedagogia critica” (Europäische
Forschergruppe “Kritische Erziehungswissenschaft”), i cui risultati sono
usciti in versione tedesca: Dietrich Benner, Michele Borrelli, Frieda
Heyting, Christopher Winch (a cura di), Kritik in der Pädagogik –
Versuche über das Kritische in Erziehung und Erziehungswissenschaft,
Zeitschrift für Pädagogik, n. 46. Beiheft, Beltz, Weinheim, Basel, Berlin
2003; in versione inglese: Christopher Winch, Frieda Heyting (a cura di),
“Journal of Philosophy of Education”, Conformism and Critique in Liberal
Society, Special Issue on Critique, vol. 38, Issue 3, August 2004; e in
versione italiana: Michele Borrelli (a cura di), Pedagogia critica,
trad. it. di M. Borrelli, Pellegrini, Cosenza 2004 (a finanziare la
pubblicazione in versione italiana ha contribuito il Goethe Institut). Ha,
inoltre, tradotto, curato e presentato i saggi recenti più significativi del
filosofo tedesco Karl-Otto Apel, raccogliendoli in due ampi volumi:
Karl-Otto Apel, Lezioni di Aachen e altri scritti, Pellegrini,
Cosenza 2004 e Karl-Otto Apel, Cambiamento di paradigma. La ricostruzione
trascendentalermeneutica della filosofia moderna, Pellegrini, Cosenza
2005. È, fra l’altro, Presidente del Centro Filosofico Internazionale
Karl-Otto Apel. |