Lettere filosofiche tra Kant e Apel
di Massimo Cerulo Nell’ambiente intellettualmente avvincente del “caffé letterario” della casa editrice Luigi Pellegrini è stato presentato, giovedì 23 febbraio, l’ultimo libro di Michele Borrelli dal titolo “Lettere a Kant. La trasformazione apeliana dell’etica kantiana”. Il libro, che fa parte della rinomata collana “Metodologia delle scienze sociali”, si caratterizza per una forma sorprendente e non comune. L’autore, ordinario di Pedagogia all’UniCal, scrive infatti cinque lettere al grande filosofo Immanuel Kant attraverso le quali lo rende partecipe del processo filosofico messo in atto da uno dei più grandi studiosi della nostra epoca: Karl-Otto Apel. Utilizzando la forma epistolare Borrelli racconta a Kant le innovazioni filosofiche che Apel ha prodotto partendo dalle sue classiche teorie. Attraverso uno stile confidenziale, che rende il libro accessibile anche ai non addetti ai lavori, Borrelli usa Apel, e la sua filosofia, a mo’ di grimaldello per parlare con Kant e discutere con lui di molti problemi odierni che affliggono l’umanità. Come evidenziato dalle lucide analisi dei relatori presenti all’incontro (Franco Crispini, Ines Crispini, Annabella D’Atri e Marcello Zanatta), il discorso di Borrelli è di fortissima attualità in quanto concerne la fondamentale domanda: “Su cosa fondiamo i nostri giudizi di valore?”. Per rispondere a tale questione Borrelli parte dall’analisi di alcune aporie che caratterizzano la speculazione filosofica di Kant ed usa la filosofia “trascendetalpragmatica” di Apel come strumento di analisi della realtà sociale che consente di superare alcuni problemi dell’etica kantiana. Nell’annoso e più che mai attuale dibattito tra relativismo e fondazionismo, la speculazione filosofica di Apel – che Borrelli definisce “l’Immanuel Kant dei nostri giorni” – può rappresentare la chiave per andare a fondo nella discussione, cercando di individuare alcune possibili soluzioni che permettano di andare oltre l’annoso dibattito. Nelle lettere, capaci di stimolare un’interrogazione su diversi livelli etici, Borrelli dà del “tu” a Kant, ma lo stile confidenziale non deve trarre in inganno in quanto le questioni filosofiche sono affrontate con indiscutibile accuratezza ed evidente rigore teorico-metodologico. Nella società odierna, afflitta da una cronica mancanza di spessore in cui la superficialità è prevalente, le lettere di Michele Borrelli suscitano numerosi spunti di discussione e rappresentano un esempio di ricostruzione filosofica epistolare di rara bellezza. (articolo uscito sulla Provincia Cosentina, sabato 25
febbraio 2006)
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