Gianluca Giachery Il discorso eretico. Michel Foucault e la formazione delle soggettività Neos Edizioni, Rivoli (Torino)
2015
A distanza di trent’anni dalla sua scomparsa, Michel Foucault è
universalmente riconosciuto come l’intellettuale che ha
saputo modificare le metodologie della ricerca in ambito
storico, sociale, culturale e filosofico. Il suo
pensiero rivela continuamente la novità di un’indagine
che scopre in nuovi archivi la complessità dei rapporti
sociali tra gli individui, le istituzioni e i poteri.
Nello
spazio di confronto tra il singolo e la moltitudine,
infatti, emergono le problematiche inerenti il
riconoscimento come manifestazione della violenza e
della conflittualità sociali, e come necessariamente
connesse alla dimensione stringente
dell’assoggettamento. Il soggetto, pertanto, diventa lo
snodo di interessi molteplici che, al di là di ogni
possibile logica hegeliana di asservimento, sottraggono
continuamente all’individuo potere decisionale e di
scelta.
Foucault –
andando genealogicamente alla radice delle formazioni
istituzionali di potere – ha evidenziato come le forme
della governamentalità si collocano, a partire
dall’epoca moderna, nell’alveo complesso della
biopolitica, intesa come processo di contenimento della
moltitudine, nel rapporto stringente tra vita e morte.
L’educazione e la formazione, inserendosi all’interno di
pratiche sociali complesse, proiettano il singolo nella
spirale regolativa della biopolitica, che – per
estensione – fa emergere la violenza e la conflittualità
dello stesso rapporto educativo.
Nella sua
articolazione, il volume – seguendo le diverse fasi del
pensiero foucaultiano e attraverso un’istanza critica
declinata, a sua volta, in chiave
decostruttivo-formativa – tiene fermo il nucleo centrale
della costruzione delle soggettività nella sua
stringente relazione con le ricadute sociali delle
pratiche educative.
…Le
conseguenze più remote, e per noi più difficili da
circoscrivere, dell’evento fondamentale all’improvviso
subentrato nell’episteme occidentale sul finire del
XVIII secolo, possono così riassumersi: negativamente,
il campo delle forme pure della conoscenza si isola,
acquistando a un tempo autonomia e sovranità nei
riguardi di ogni sapere empirico, facendo nascere e
rinascere incessantemente il progetto di formalizzare il
concreto e di costituire ad ogni costo delle scienze
pure; positivamente, i campi empirici si saldano a
riflessioni sulla soggettività, l’essere umano e il
finito, acquistando valore e funzione sia di filosofia,
sia di riduzione della filosofia oppurem
contro-filosofia…
Gianluca
Giachery è dottore di ricerca in Scienze dell’educazione. È attualmente
docente a contratto presso il Dipartimento di Lingue e
Letterature straniere e Culture Moderne dell’Università
di Torino, dove collabora anche agli insegnamenti di
area pedagogica. Lavora da anni nella cooperazione
sociale ed è formatore e supervisore clinico-educativo.
È membro della Segreteria di redazione della Rivista
“Paideutika. Quaderni di formazione e cultura”. Oltre a
numerosi saggi su riviste e opere collettanee, ha
pubblicato i volumi
Etica della
padronanza. Le pratiche educative come pratiche di
riflessività
(2009),
Idioti
Reietti Delinquenti. Pedagogia, medicina e diritto tra
Otto e Novecento
(2010),
Indignazione morale e profezia pedagogica. L’ultimo
Horkheimer
(2012).
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