(Dall’introduzione dell’Autore)
Pensare ad una didattica di prevenzione dell’illegalità e della
criminalità in difesa della democrazia richiede una
riflessione preliminare sullo status attuale della nostra
democrazia, per cui diventa necessario porsi, anzitutto, qualche
domanda sul sistema democratico e sull’istituzione Stato in
Italia. Dipenderanno, ovviamente, dal grado di democraticità
delle nostre istituzioni e della nostra società, in generale, le
strategie educative e didattiche che sarà necessario sviluppare
per affrontare le possibilità di prevenzione dell’illegalità e
della criminalità organizzata come richiesto dal tema qui
oggetto di riflessione. Uno Stato democratico non ha bisogno di
sviluppare strategie di prevenzione della criminalità, in quanto
le sue istituzioni rappresentano la risposta più solida e la più
efficiente ad ogni tipo di corruzione. In Italia probabilmente
non è così. Diversamente dai paesi nei quali l’esperienza
democratica poteva e può vantare una tradizione consolidata e
dove è stato ed è più facile identificarsi con l’istituzione che
definiamo Stato, la democrazia italiana è al suo primo e debole
esperimento. Mi pare un esperimento condannato a fallire non
solo e non tanto per il fatto che in Italia sembra quasi un
diritto, se non un bisogno “biologico”, porsi contro lo Stato,
ma anche e soprattutto perché siamo lontani non solo
dall’identificarci con l’interesse pubblico, ma riteniamo
addirittura un nostro diritto, se non un obbligo, pensare la
cosa pubblica da prospettiva privata.
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