TOPOLOGIK.net   ISSN 1828-5929      2008, nº 3


Giovani e debito pubblico:

spunti per un dialogo fra uno studente e il presidente dell’ARDeP*

Luciano Corradini

Francesco Testi, un ventenne agguerrito in materia fiscale, ha scritto sul Riformista del 17 dicembre 07 un articolo polemico nei riguardi dell’ARDeP, associazione per la riduzione del debito pubblico, fondata nel 1994 e tuttora impegnata a tener viva l’attenzione sul debito e sul modo per ridurne il costo. Chi scrive, che è tra i fondatori di questa associazione, gli ha risposto, anzitutto ringraziandolo, perché ha avuto il merito di non cestinare il problema del debito pubblico, come fanno tanti illustri giornalisti, ma di indicare i motivi per cui rifiuta la logica dell’ARDeP. L’associazione ha chiesto ai soci di fare il gesto provocatorio di versare allo stato una somma simbolica, oltre quanto dovuto con le tasse, per far capire che il Tesoro e il Fisco sono due facce dello stesso problema: ficus in latino significa cesto: il cesto dove si mettevano derrate alimentari, ma anche denari. Ora si possono togliere i denari per spenderli, bene o male, solo se qualcuno ce li mette e non li preleva lasciandoci solo un pezzo di carta che indica un debito da pagare, e sul quale si pagano gli interessi.

Riassumo anzitutto il suo pensiero. Testi vorrebbe apprezzare il nostro gesto di ingenui “volontari fiscali”, ma la ragione glielo impedisce. Noi avremmo lavorato una quindicina d’anni per…aumentare il debito pubblico. Ecco i motivi che individua per farci questa rivelazione. Dapprima gli sorge il dubbio che sia lo stato a dover servire i cittadini e non viceversa. Poi cita il Governatore Draghi per dire che, se tutti pagassimo più del dovuto, il debito aumenterebbe: e lui candidamente (forse voleva dire che i candidi siamo noi!) si rifiuta di dar il suo simbolico gruzzolo ai nostri politici, che spenderebbero tutto, facendo nuovo debito. Infine, citando la curva di Laffer, scopre quello che sfugge a tutti noi, e cioè che ad aumentare oltre una certa soglia le aliquote d’imposta, non cresce il gettito, ma l’evasione. Conclude dicendo che l’unica cosa da fare è ridurre le tasse, ossia i prelievi dello Stato sui cittadini. E’ una buona idea, ma solo se il dimagrimento non provoca il collasso dello stato e dei servizi che questo rende e che tutti gli chiedono, spesso senza farsi carico dei costi necessari.

La prima cosa che sfugge a lui (e non gliene faccio una colpa, perché evidentemente non ha letto il libro La tunica e il mantello. Debito pubblico e bene comune. Provocare per educare, Euroma, Roma 2003) è che i nostri simbolici (ma non virtuali) contributi non vanno ad aumentare le tasse e il denaro a disposizione di politici talora irresponsabili, ma a ridurre il debito, cioè a levare dal Fisco (è la stessa cosa del Tesoro, e in latino significa cesto) quelle cambiali in scadenza che sono i titoli di stato, per il cui “servizio” lo Stato paga 70 miliardi l’anno di interessi.

Se il padre si indebita e si ubriaca, la famiglia soffre, perché gran parte dei soldi vanno alla banca o all’usuraio e non a comprare le scarpe. Una madre oculata può mettere i suoi risparmi sotto il materasso, per pagare i creditori, se non vuole che le pignorino la casa. Dare i soldi a lei, non è come darli a lui. Questo materasso esiste, ed è il Fondo per l’ammortamento dei titoli di stato, istituito dalla legge 27.10 1993, n. 432.

I soldi che si mettono qui vanno a ridurre il debito e gli interessi, anche per il futuro. Uno dei capitoli del Tesoro, il 3330, è abilitato a ricevere contributi che vanno a “bruciare” le cambiali del debito. Nel 1994 abbiamo ottenuto che il capo X di questo capitolo fosse abilitato a ricevere anche “contributi volontari” dei cittadini, oltre a quelli delle privatizzazioni: e lì sono finiti i nostri soldi. Io ho fatto per un anno e mezzo il “volontario antidebito”, versando là il 10% del mio stipendio a quel fondo, non per aumentare gli stipendi ai parlamentari, dimostrando con questo “esperimento sociale” che si può campare lo stesso: volevo testimoniare che le sorti del paese e le condizioni dei giovani, tra cui quelle del mio cortese critico, mi interessano come quelle della mia famiglia, che non mi ha fatto internare per follia. Non c’è libertà né democrazia se si arriva alla bancarotta.

Naturalmente l’operazione materasso, con i poveri risparmi della madre, non basta a risolvere il problema di un debito di 1575 miliardi. Il nostro provocatorio “volontariato fiscale”, voleva servire a segnalare a tutta la famiglia che deve responsabilizzarisi per pagare il debito, oltre che per chiedere soldi per tutte le categorie e per tutte le pubbliche necessità. Esempio: ieri l’altro è apparsa sui giornali la notizia che i soldi sequestrati a Fiorani in quanto frutto di plusvalenze illecite sulle scalate bancarie, verranno utilizzati per degli asili nido.  Giornalisticamente, è un'ottima notizia.  Per l'Italia, è una pessima notizia, perché vuol dire che i politici sovvenzioneranno nel 2008 gli asili nido con questi soldi, ma creeranno un aggravio nella spesa pubblica e un buco di bilancio per gli anni a venire, in quanto è ovvio che gli asili rappresentano una spesa ordinaria che dovrà continuare ad essere finanziata per il futuro. Il ventenne di oggi, che avrà una pensione da fame, dovrà ringraziare i “generosi” cittadini di ieri e di oggi, che faranno pagare il conto a lui.

Veniamo alla questione se il cittadino è per lo stato, o viceversa. Qui per semplicità mi avvalgo di una metafora. La Lupa capitolina simboleggia lo stato che nutre i cittadini. Se i piccoli succhiano molto e se la nutrice non mangia, sono dolori: può finire il latte e i piccoli possono morire di fame o addirittura essere mangiati dalla lupa (è l’immagine della dittatura). E se uno dei gemelli strilla e morde il capezzolo (come fa la Lega), perché non è pensabile che l’altro gemello si dia da fare per nutrire la nutrice? Sapete che ogni giovane che nasce in Italia ha sulla gobba un debito di 80 mila euro e un debito pensionistico di 150.00 euro, lasciatigli da chi ha speso allegramente e ricavato benefici a credito negli anni settanta-ottanta, e cioè dalla mia generazione? E se un nonnetto che ha dieci nipoti vuole ridurre questo debito, che pesa su tutti, e non solo accumulare soldi per sé e per i suoi figli, voi giovani che fate, lo sfottete pure, in omaggio alle ideologie liberiste?

*Luciano Corradini già docente di Pedagogia Generale nell’Università di Roma Tre e presidente dell’ARDeP

 


 

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2008, n°3